Comunicato dell’associazione Cassandra D all’indomani del femminicidio di Giulia Cecchettin.
Per un approfondimento vi invitiamo a leggere l’articolo di Barbara Pelletti, presidente di Cassandra D, psichiatra e psicoterapeuta, su Left on line del 25 novembre 2023: Giulia non doveva morire
La morte tragica di Giulia Cecchettin, ultima vittima di femminicidio, ci colpisce profondamente e ci obbliga a una comprensione del perché e soprattutto del come si deve operare per una vera prevenzione.
Giulia è stata ritrovata sabato 18 novembre, corpo senza vita, privato dei suoi sogni. Era scomparsa a pochi giorni dalla sua laurea, una realizzazione che il suo ex fidanzato non poteva sopportare. I campanelli d’allarme c’erano tutti, da tempo, ma dopo questa notizia suonano come campane a lutto: la sorella Elena che non voleva che Giulia continuasse a frequentare l’ex fidanzato Filippo Turetta, autore di questo femminicidio, le confidenze in cui Giulia aveva rivelato che lui le faceva paura, per poi minimizzare il tutto, il testimone che chiama il 112, e forse molti altri che non sappiamo. L’ennesimo omicidio di donna che si sarebbe potuto e dovuto evitare.
Oggi ormai è diffusa la descrizione delle dinamiche violente nei confronti delle donne, alcuni segni sono chiaramente riconosciuti, ma la critica appare solo razionale. La comprensione profonda dei motivi che muovono le azioni mirate a bloccare l’identità della donna è troppo spesso assente, la sensibilità che permette di sentire davvero il pericolo nel quale si incorre in questi rapporti spesso manca. La spirale della violenza, prima innanzitutto psicologica, anestetizza a tal punto da abituarsi e conviverci.
Un cambiamento culturale c’è stato, e non da poco: legislazione, comunicazione, linguaggio, attenzione mediatica, ma non ancora abbastanza profondo.
Del cambiamento culturale è parte fondamentale il balzo in avanti delle donne nella realizzazione socio-culturale: ribadiamo che Giulia è stata trovata morta due giorni dopo quello che avrebbe dovuto essere il giorno della sua laurea.
Questi uomini, i “bravi ragazzi” come purtroppo spesso vengono definiti, puntano a distruggere innanzitutto l’identità. Quando la donna, da loro annullata e privata dei suoi movimenti, tenta di nuovo e comunque di rivendicare la sua identità, laureandosi, allora la violenza psicologica non basta più e si arriva a limitare la libertà togliendo anche la vita. L’identità femminile è stata annullata per millenni da una subcultura che ormai si è incistata nella mente non cosciente di questi uomini che sono privi della vitalità necessaria per costruire una loro identità umana e quindi riconoscere quella delle donne.
Filippo Turetta è stato catturato in Germania, mentre cercava di fuggire pagando con banconote insanguinate. Se si arriverà all’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, senza rito abbreviato e senza attenuanti, la pena prevista sarà l’ergastolo. Non bisogna dimenticare, poi, che Giulia ha manifestato più volte segni di inquietudine nei confronti del rapporto con Filippo che, dopo opportune indagini, potrebbero essere ricondotti allo stalking e cioè a una condotta persecutoria perpetuata, che se non riconosciuta in tempo e fermata porta a conseguenze terribili.
Ora lui se la vedrà con la giustizia, ma Giulia rimarrà per sempre ferma ai suoi 22 anni, stroncata dalla violenza di chi non accettava che realizzasse la propria identità.